La Storia Parrocchiale

Chiesa di San Giacomo Apostolo (1511), probabilmente a servizio dei due casali di Valentino e di Casatorio, nella zona detta Starza di San Giacomo. La chiesa venne realizzata a tre navate ed ospitava sull’altare maggiore, dedicato a san Giacomo apostolo un polittico, datato all’anno di fondazione dell’edificio, dipinto dal pittore Andrea Sabatini, detto Andrea da Salerno, su commissione di un certo dominus Carolus Paulilli. Una nuova chiesa a cui venne trasferito il titolo di San Giacomo Apostolo venne eretta nel 1758 nella piazza del paese, dopo aver demolito un più antico edificio sacro dedicato a San Sebastiano. Il nuovo edificio venne costruito per volontà dell’università su un terreno offerto dal duca Capece Minutolo. Davanti alla chiesa venne eretta tra il 1804 e il 1813 una gradinata in blocchi di piperno disposti a coda di pavone.

LA CHIESA DI SAN GIACOMO APOSTOLO[1]

(tratto da Salvatore SILVESTRI, Dal Balentino del Codex Diplomaticus Cavensis al San Valentino Torio del Decreto di Vittorio Emanuele II, Editrice Gaia, Angri (SA), 2006, pp.179-181.)

 

Secondo il notaio Francesco Antonio Viscardi, la Chiesa antica di S. Giacomo ebbe il suo principio circa il 1511.[2]

Se tale notizia fu desunta dalla data impressa sull’Icona dell’altare maggiore, dobbiamo ritenere che i lavori di costruzione della Chiesa, in realtà, ebbero iniziano diversi anni prima.

La Chiesa antica, per motivi che non conosciamo, ma che potrebbero essere legati all’obiettivo di servire i due casali di S. Valentino e Casatorio, fu realizzata lontano dall’abitato di S. Valentino, in zona detta Starza di San Giacomo e fu concepita a tre navate, disposte nel senso est-ovest, con tre ingressi che guardano verso il paese, e cioè, verso occidente.

La sacrestia ed il campanile furono situati nell’angolo sud-est, con la porta del campanile che si apriva, come quelle della chiesa, verso ponente.

Nel 1724, il sindaco Nicola Daniele fece costruire due muri che, sviluppandosi nel senso nord-sud, andarono a delimitare lo spazio antistante la Chiesa fino alla strada pubblica posta a mezzogiorno dell’edificio. Da questo stesso lato si trovava il cimitero, detto S. Angelo.

Le navate della Chiesa erano a volta, sorrette da archi e pilastri in muratura e il tutto era sormontato da un tetto in legno.

L’estremità est della navata centrale era, ovviamente, occupata dall’altare maggiore, dedicato a S. Giacomo apostolo, su cui troneggiava un polittico, composto da un numero imprecisato di tavole.

Stando alla descrizione settecentesca, l’immagine centrale era quella della Madonna delle Grazie, che sovrasta un certo numero id anime del Purgatorio, pronte ad essere liberate dal fuoco da un gruppo di angeli.

Sulla destra di questa tavola ve ne era una seconda con le figure di S. Giacomo e S: Giovanni Battista e, sulla sinistra, una terza con le immagini di S. Michele Arcangelo e S. Sebastiano.

Sopra dette effigie vi è anche un Angelo in atto di annunziare la Beatissima Verine, nell’altra parte la stessa Vergine. Più sopra vi è la SS Trinità.

In cornu evangeli il Redentore in atto di salire al cielo, e in cornu epistolae il Redentore che esce dal sepolcro.

Anche se assemblate diversamente, non vi è dubbio che i primi cinque dipinti, descritti da Noè Pacello, sono quelli che ancora oggi si possono ammirare nella cornice posta sopra l’altare maggiore della Chiesa nuova.

La sesta immagine, quella del Cristo ascendente al cielo, attualmente è stata collocata, in maniera insolita nella lunetta superiore. Non vi è invece, traccia delle altre due tavole: quella del Cristo risorgente e quella della Trinità.

Sul quadro – riferisce sempre Noè Pacello – vi era scritta utile a datare l’opera e a far conoscere sia il nome del suo autore che il nome del committente:

HOC OPUS FIERI FECIT

DOMINUS CAROLUS PAULILLI

ANNO D.NI 1511 DIE VERO 24 M.SIS JULII

ANDREAS PINXIT

 

Che il polittico sia stato ultimato nell’anno del Signore 1511, il giorno 24 del mese di luglio, e che l’artista che lo dipinse (pinxit) sia stato Andrea Sabatini, detto Andrea da Salerno, dovrebbe essere abbastanza scontato, resta il problema, al momento irrisolto, di saper chi fosse il Dominus Carolus Paulilli.[3] Il reseconto del notaio Noè Pacello, ci informa, poi del fatto che

.., sopra detta icona vi sta situato il baldacchino di legno dipinto dal magnifico Angelo Solimena di Nocera de’ Pagani, che si fede fare dal quondam rev. Domenico Carotenuto, verso l’anno 1672, in quel tempo Rettore di detta Parrocchiale Chiesa.

Nella navata centrale si aprivano due botole, destinate alle sepolture, una delle quali era riservata al clero e un’altra ricordava la morte di un altro Rettore, il rev. Don Gio.Battista Pacello, avvenuta il 3 luglio 1623.

Il fonte battesimale, inaugurato il 30 maggio 1716, giorno di Sabato Santo, dal Vescovo di Nocera mons. Andrea Guariglia, si trovava accanto all’altare maggiore, nella navata nord.

Nella navata meridionale, nel 1577, L’Università di Valentino si realizzò la Cappella del SS. Sacramento, mentre in quella settentrionale, almeno dodici anni più tardi e, cioè tra il 1589 e il 1592, un gruppo di fedeli eresse la Cappella della Madonna del Rosario.

[1] Le notizie su questa Chiesa antica sono state tratte dall’Inventarium bonorum Ecclessiae parrocchialis S. Jacobi terrae S. Valentini, redatto dal notaio Noè Pacello il 21.7.1751, per conto del Parroco del tempo don Sabato Vergati, sulla scorta di un atto precedente, scritto dal notaio sarnese Anastasio Odierna, il 10.4.1704, per conto del Parroco don Paolo Odierna (Archivio di Stato di Salerno, Busta 6267).

[2] Annotazioni sul Protocollo dell’anno 1695 (Archivio di Stato di Salerno, Busta 6232).

[3] Carlo Paolillo viene citato nell’opera di G. Filangieri, indice degli artefici delle arti maggiori e minori, Napoli 1891, come committente napoletano di una cona dell’altezza di lami 19 e larga palmi 14 per Ducati 80, in data 29.11.1510.

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